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Per Aspera Ad Veritatem n.10
Guerra, strategia e sicurezza

Carlo Jean - Laterza, Bari, 1997





Le situazioni andate determinandosi in seguito ai rapidi mutamenti e alle profonde trasformazioni degli scenari politici mondiali impongono un serio e accurato riesame delle nuove, complesse esigenze strategiche.
Carlo Jean, studioso noto e apprezzato dei problemi del mondo militare e delle relazioni internazionali, compie un lungo percorso nel mondo della strategia, riferendosi con tale termine "non solo alla condotta delle operazioni, ma più in generale all'utilizzazione della forza militare da parte della politica", offrendo una organica riflessione sulla sua logica e sui suoi meccanismi, consapevole che proprio una loro corretta comprensione costituisca "premessa di un'efficace azione strategica, cioè dell'impiego effettivo o virtuale della forza militare per raggiungere obiettivi politici".
E con fondate argomentazioni, condotte da una angolatura di ricerca specificamente "tecnica", sottolinea l'esigenza di un ripensamento dei fondamenti della politica della sicurezza, vale a dire della forza militare, della guerra, della sua natura, del suo significato e dei suoi contenuti, delle caratteristiche dei conflitti futuri. è, infatti, indispensabile sapere che la guerra "non è solo il contrario della pace, ma un mezzo per conseguire o mantenere una pace ritenuta favorevole ai propri interessi e valori o, quanto meno, accettabile alla luce di questi ultimi" e che, pertanto, aggiunge ancora l'autore, "occorre imparare a servirsi della forza con moderazione e cautela ma con determinatezza ed efficacia qualora sia necessario impiegarla".
Muovendo dall'analisi approfondita della natura e dei meccanismi della guerra e delle logiche della strategia, Jean si sofferma poi sulle teorie del potere aereo e di quello marittimo e, dopo aver esaminato alcuni tipi particolari di strategia, sui diversi approcci strategici da seguire nella pianificazione delle forze.
Illustra, quindi, le dinamiche e i meccanismi dei conflitti etnici e identitari, esaminando le possibilità delle eventuali azioni internazionali; dopo aver chiarito l'origine, lo sviluppo e le conseguenze del pacifismo, del disarmo e del controllo degli armamenti, con una definizione del concetto di guerra giusta e aver delineato la fisionomia, gli obiettivi, l'efficacia e i limiti delle operazioni umanitarie e di quelle di peace enforcing, l'autore fornisce una serie di considerazioni conclusive sulla difesa e sulla sicurezza collettive, sostenendo la necessità di "ripensare completamente" il loro significato e le loro finalità "nel contesto di una nuova visione del futuro e dei destini del mondo".
Jean insiste sulla importanza della definizione degli obiettivi politici della guerra e dell'adeguamento costante degli obiettivi strategici ai fini politici, rimarcando l'esigenza di una legittimazione sostanziale delle forze armate e di una cultura militare della difesa e della sicurezza oltre che nella classe dirigente anche nell'opinione pubblica.
Il testo, corredato da puntuali riferimenti bibliografici, nell'esaminare l'attuale quadro geopolitico, geostrategico e socioeconomico alla luce degli importanti cambiamenti verificatisi a livello mondiale nella nostra epoca, ha il merito di segnalare, ponendovi rigorosamente l'accento, l'assoluta necessità di una politica di sicurezza e di difesa chiara e credibile, con l'assunzione di precise scelte e coerenti impegni strategici.
Le valutazioni proposte nel volume, di cui non è certamente possibile rendere conto nello spazio breve di una recensione, pur chiaramente ispirate a una specifica visione di "settore" dell'autore, appaiono attente e dettate da autentico interesse, riuscendo a catturare l'attenzione su un tema di grande rilevanza e attualità ma forse ingiustamente e incomprensibilmente poco curato e conosciuto, coinvolgendo non solo lo specialista ma anche il lettore medio, cui del resto lo studio, come viene chiarito nell'introduzione, è rivolto, costituente quel "pubblico sempre più vasto anche in Italia, che cerca di documentarsi sui problemi della sicurezza, nella consapevolezza che, per quanto esso non si interessi alla guerra, la guerra potrebbe sempre interessarsi a lui, influenzandone benessere e sicurezza, cioè il futuro suo e quello della nazione".



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